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Marò, l’accusa: terrorismo. La Corte rinvia «Inaccettabile, un incidente non è un attentato»

Ultimo Aggiornamento: 10/02/2014 10:53
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10/02/2014 10:53

Marò, l’accusa: terrorismo. La Corte rinvia
«Inaccettabile, un incidente non è un attentato»

Confermata la posizione della procura ma senza riferimento alla pena di morte. Il 18 febbraio la decisione del giudice


Troppa differenza nelle posizioni di accusa e difesa. Così la Corte suprema indiana rinvia di nuovo, al 18 febbraio, la decisione sull’imputazione dei due marò italiani. La Procura generale ha infatti presentato un’ipotesi di accusa che si basa sulla legge anti-pirateria (Sua Act), in una versione però «light», cioè senza evocare una richiesta sspecifica di pena di morte ma ipotizzando un’accusa per violenze in base ad un articolo della legge che comporta fino a dieci anni di carcere. La posizione del governo italiano è netta e la esprime imediatamente, appena appresa la notizia, il presidente del Consiglio, Letta: «Inaccettabile l’imputazione proposta da autoritá indiane. Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno». Edall’India l’inviato del governo Staffan de Mistura: aggiunge:«Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia».


LA NOTA DEL GOVERNO - Dopo il tweet arriva anche la presa di posizione ufficiale del governo italiano: «Il capo d’imputazione presentato oggi in India dall’Attorney General, che prevede di giudicare il caso dei due fucilieri di marina italiani sulla base della legge antipirateria (SUA) è assolutamente sproporzionato e incomprensibile: assimila l’incidente a un atto di terrorismo. L’Italia non è un Paese terrorista. Qualora fosse convalidata dalla Corte Suprema, questa tesi sarebbe assolutamente inaccettabile. Si tratterebbe di una decisione lesiva della dignità dell’Italia quale Stato sovrano, di cui i due Fucilieri della Marina sono organi impegnati nel contrasto alla pirateria conformemente alla legislazione italiana, al diritto internazionale e alle decisioni rilevanti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Alla luce della decisione della Corte Suprema, il Governo si riserva di assumere ogni iniziativa. Dopo due anni senza un capo d’accusa, non intendiamo recedere dal nostro obiettivo di riportare quanto prima a casa Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e di vedere riconosciuti la loro dignità ed i loro diritti».

LA REAZIONE DI BONINO - Intanto il ministro degli Esteri Emma Bonino ha detto che «certamente» porterà la vicenda dei marò sul tavolo del Consiglio dei ministri degli Esteri, che si riunisce lunedì a Bruxelles.«Non è pensabile» l’accusa di terrorismo «per un Paese che assume la presidenza dell’Ue tra pochi mesi», ha aggiunto. A chi chiede se tra le possibili reazioni dell’Italia ci sia anche un ricorso davanti al tribunale Onu per il diritto del mare, il ministro risponde: «Queste sono strade eventuali, tutto è sul tappeto. E penso anche che forse non è il caso di rendere pubbliche tutte le carte che abbiamo».

L’ULTIMA UDIENZA - Nell’udienza il giudice ha ascoltato la pubblica accusa, che ha appunto confermato la richiesta dell’applicazione della legge per la repressione della pirateria (Sua act), e la categorica opposizione ad essa da parte dell’avvocato della difesa italiana Mukul Roahtgi. A questo punto il giudice ha detto: «Capisco che di fronte a questa situazione sono io che devo decidere», e ha rinviato per questo l’udienza al prossimo 18 febbraio. Da parte sua Roahtgi ha annunciato la presentazione di una specifica memoria di opposizione all’applicazione del Sua act per il processo dei Marò. Nell’illustrazione della sua posizione il procuratore generale E.G. Vahanvati ha chiarito che nelle intenzioni del governo il Sua act dovrebbe essere applicato senza una specifica richiesta di pena di morte.

BONINO - L’idea che ai due marò, detenuti in India per la morte di due pescatori, possano essere condannati a dieci anni in base a una legge sull’antiterrorismo è «inaccettabile», secondo il ministro degli Esteri Emma Bonino.

«INACCETTABILE POLITICIZZARE IL CASO»- La titolare della Farnesina spiega: «I nostri marò non sono terroristi, nè è terrorista lo Stato italiano. Questo per noi è inaccettabile: politicizzare i casi è una tentazione che hanno in molti, certamente è vero che l’India è in campagna elettorale e queste sono ricostruzioni anche plausibili. Ma il punto è un altro, il punto è lo stato di diritto e la legge. Comunque siano le cose, le elezioni da noi o da loro, ciò non deve essere fatto pagare sulle spalle dei marò».

«PARECCHI ASSI NELLA MANICA» - In ogni caso, secondo il ministro, l’Italia ha «parecchi assi nella manica, che saranno valutati con calma, gradualità e determinazione: reagiremo con tutte le opzioni necessarie. Tutte le carte sono sul tavolo, a partire dalla forte alleanza internazionale e non solo europea che abbiamo costruito con grandissimo lavoro e che non era affatto scontata». E conclude: «Utilizzeremo appieno questo sforzo».

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