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Strage di Caselle: fermata Dorotea

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2014 18:02
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25/01/2014 18:02

Strage di Caselle: fermata Dorotea,
ex compagna del killer e domestica delle vittime

Nella notte i carabinieri hanno fermato la De Pippo, 52 anni. «Acquisiti gravi e convergenti elementi di responsabilità»


Svolta nelle indagini del triplice omicidio di Caselle del 3 gennaio. In manette è finita nella notte Dorotea De Pippo, 52 anni, la ex colf della famiglia sterminata. La donna si era sempre dichiarata estranea ai delitti e aveva detto di odiare il suo compagno dopo il suo arresto. «Voglio che crepi in galera». Gli inquirenti non le hanno mai creduto. Hanno sospettato fin dal primo sopralluogo dei Ris di Parma, che erano stati guidati proprio da lei, una delle poche superstiti che conoscevano bene la villetta a due piani.

L’ACCUSA - Dorotea è finita in manette con l’accusa di essere stata la complice del compagno nell’assassinio di Claudio Allione, della moglie Maria Angela Greggio e della suocera, l’anziana Emilia Campo Dall’Orto. Sarebbe stata in casa durante gli omicidi. Grazie alla sua presenza, che non destava sospetti, i coniugi Allione avrebbero aperto la porta alla coppia facendola entrare e offrendo loro un caffè. Lei continua però a negare di aver preso parte al triplice omicidio. «Sono innocente, quel giorno ero a casa mia e non ero con Palmieri» ha detto durante l’interrogatorio venerdì sera davanti al sostituto procuratore Roberto Sparagna, che con il pm Fabio Scevola coordina l’indagine. Difesa dall’avvocato Alberto Righetti, la donna ha ribadito che anche nelle ore e nei giorni successivi alla tragedia non avrebbe saputo nulla dei fatti né avrebbe parlato con il compagno, poi arrestato e reo confesso.

LA CONFESSIONE DELL’ASSASSINO - È stato proprio Giorgio Palmieri, in carcere da 17 giorni, durante l’ennesimo interrogatorio, ad ammettere che il suo complice sarebbe stato Dorotea. La confessione è stato l’ultimo elemento di prova raccolto dagli inquirenti che avevano già collezionato numerosi indizi che portavano alla ex domestica, emersi dopo altri sopralluoghi fatti nella villetta sequestrata e dopo un’ulteriore analisi dei tabulati telefonici. Dorotea De Pippo aveva litigato con la famiglia Allione perché sospettata di aver rubato una collanina d’oro. Lei aveva sempre negato il furto. Era stata così allontanata dalla casa. «Soldi, giravano tanti soldi da loro…» si era lasciata sfuggire dopo gli omicidi, il giorno prima che arrestassero il suo compagno. Lo stesso Palmieri aveva dichiarato che il movente era il bisogno di denaro.

«SCAGIONÒ» IL FIGLIO DELLE VITTIME - Fin da subito Dorotea aveva scagionato il figlio della coppia uccisa, Maurizio, nelle ore in cui erano in molti a sospettare del ragazzo, anche se lui era innocente. Lanciando forse involontariamente un segnale che poteva portare alla pista giusta. La donna, interrogata, ha sempre negato di aver partecipato al delitto. «Non ne so nulla, e odio Palmieri» aveva sostenuto. I carabinieri avevano sentito anche l’ amante della ex colf, un operaio trentenne, che aveva ammesso: «Dopo quella tragedia ho lasciato Dorotea, non ho più voluto vederla, ero troppo sconvolto». Che Palmieri avesse fatto tutto da solo era improbabile fin dall’inizio, secondo gli investigatori. Dal primo sopralluogo era chiaro che gli Allione, il giorno del delitto, avevano aperto la porta a qualcuno che conoscevano. Palmieri aveva fatto dei lavoretti solo una volta o due in quella villa, mesi prima. Bastava questo per considerarla una persona conosciuta e di fiducia? Inoltre, come mai Palmieri, interrogato la prima volta, continuava a ribadire «Ho fatto tutto da solo», anche se nessuno glielo aveva chiesto? L’uomo aveva poi raccontato di essere tornato a casa di Dorotea per lavarsi, ma che la donna non avesse sentito nulla perché dormiva. Tutti pezzi di un collage poco probabile, ricomposto solo dopo una serie di analisi e approfondimenti.

ALTRI ELEMENTI - Oltre alla confessione di Palmieri, sono stati fondamentali due elementi nell’inchiesta. Dalla villetta di Caselle erano sparite - oltre al portafoglio del signor Allione - tre carte Bancomat. Con queste Dorotea avrebbe fatto degli acquisti e dei prelievi dalle ore immediatamente successive dopo l’esecuzione dell’omicidio fino al momento in cui la scoperta dei cadaveri rese di dominio pubblico la notizia della tragedia, ovvero il 5 gennaio. La donna avrebbe speso 3mila e 700 euro in due giorni in supermercati, e comprando vestiti, profumi e accessori. Inoltre dall’analisi delle celle telefoniche è emerso che Dorotea sarebbe trovata nella villetta nelle ore dei delitti. E che avrebbe telefonato alla signora Allione prima di presentarsi con Palmieri a casa sua, forse per avvisarla che sarebbe passata per un caffè. Il movente resta economico secondo i carabinieri: sarebbe stato il bisogno di soldi a far determinare l’aggressione. E’ ancora presto invece per sapere se in casa Dorotea ha lasciato tracce. I Ris stanno concludendo le analisi su ulteriori rilievi, ancora da concludere. «Non è stata riscontrata la diretta partecipazione della De Pippo nell’aver inferto coltellate» ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Torino, colonnello Roberto Massi. «Ma risulta evidente - ha ggiunto - un suo coinvolgimento diretto e la sua presenza nella fase di premeditazione e di esecuzione». Le indagini continuano per verificare se ci siano altre persone coinvolte.

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