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11/01/2014 12:21 | |
Banche, ancora giù i prestiti alle imprese
«Nel 2014 contrazione di 8 miliardi»
L'allarme dell'associazione degli industriali. Timide speranze per il 2015, ma saranno decisivi i test bancari della Bce
Non si arresterà neanche nel 2014 il «credit crunch» in Italia, ovvero la contrazione dei prestiti che danneggiano imprese e famiglie. Secondo il Centro studi di Confindustria la caduta dei prestiti bancari alle imprese è stata finora del 10,5% dal picco del settembre 2011, pari a 96 miliardi in meno, e proseguirà quest’anno con un -1%, pari a -8 miliardi. Nel 2015, invece, si registrerà un aumento del 2,8% (+22 miliardi).
LE BANCHE - Il calo è partito dal lato dell’offerta (ovvero dall'atteggiamento delle banche) e perciò le previsioni dell'Associazione degli industriali si basano sull’evoluzione nei bilanci bancari del rischio di credito (oggi ai massimi), della capacità di generare utili (ai minimi), dei ratio di capitale e della raccolta.
STRESS TEST - Affinché l'inversione di tendenza prevista per il 2015 si verifichi - spiega il Centro studi - «è cruciale che la valutazione e i test effettuati dalla Bce confermino la solidità dei bilanci bancari così da infondere fiducia negli istituti italiani da parte degli investitori e da abbassare la loro avversione al rischio».
TIMORI - Se l'approfondita analisi della Bce non sortisse questi esiti positivi, sostiene lo studio, «si potrebbe materializzare uno scenario avverso, nel quale i prestiti scenderebbero del 4,9% nel 2014 (-40 miliardi) e dell'1,3% nel 2015 (-10 miliardi)». I prestiti delle banche alle imprese, scrive il Csc, sono già diminuiti più del Pil nominale nel 2012-2013; il rapporto prestiti/Pil si è ridotto rapidamente e potrebbe scendere ancora. Il grado di indebitamento bancario delle imprese è lontano dal picco. «In ogni caso - si legge nella nota - l'andamento dei prestiti bancari nel 2014-15 non potrà soddisfare pienamente il fabbisogno finanziario creato dal miglioramento della domanda e dell'attività economica e ciò rende urgente lo sviluppo dei canali di finanziamento non bancari».
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