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Arrestato Manlio Cerroni, patron della Colari

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2014 12:49
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09/01/2014 12:49

Arrestato Manlio Cerroni, patron della Colari, la società di gestione della discarica di Malagrotta
L’imprenditore 86 anni è agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti


ROMA - Agli arresti domiciliari per questione di età. Manlio Cerroni, 86 anni, «patron» del consorzio Colari è stato arrestato giovedì mattina a Roma insieme con altre sei persone. Il Consorzio Colari è gestore della discarica di Malagrotta, chiusa il 30 settembre 2013 dopo 30 anni di attività. Cerroni aveva il monopolio assoluto a Roma e in tutto il Lazio. Ora si è conclusa l’inchiesta durata cinque anni. Il sequestro dei beni in totale è di 18 milioni di euro.

L’INCHIESTA - Sette in tutto le persone che sono state arrestate dai carabinieri del Noe di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio. Oltre a Manlio Cerroni anche l’ex presidente della Regione Lazio Bruno Landi (anni ‘90). Gli altri sono Luca Fegatelli, fino al 2010 a capo della Direzione regionale Energia, il manager Francesco Rando, l’imprenditore Piero Giovi, inoltre Raniero De Filippis ex dirigente della Regione Lazio e Pino Sicignano, direttore della discarica di Albano Laziale. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Alcuni di loro, a seconda delle posizioni, sono accusati anche di violazione di norme contro la pubblica amministrazione e di truffa in pubbliche forniture. E’ indagato anche Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio (2005-2009) e alcuni componenti della sua giunta.

IL COLONNELLO - Le indagini sono state condotte dai militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) diretti dal colonnello Sergio De Caprio, anche noto come «Ultimo» (che nel 1993 catturò Totò Riina), e coordinati dal capitano Pietro Rajola Pescarini.

CERRONI, IL RE DEI RIFIUTI- Manlio Cerroni con tutte le sue società ha guadagnato in media un miliardo di euro l’anno. Il primo ottobre del 2013 Malagrotta ha chiuso, perché satura, «dopo aver smaltito 4.500-5000 tonnellate di rifiuti ogni giorno», secondo l’indagine Eurispes. La più grande discarica d’Europa che sorge alle porte di Roma e che fino allo scorso anno era una montagna di 240 ettari di spazzatura che arrivava dalla Capitale ma anche da Fiumicino, Ciampino e dalla Città del Vaticano, era diventata la «maglia nera» del Paese. La discarica doveva essere sigillata nel 2004 ma, proroga su proroga da parte del governo, si è arrivati ad ottobre dello scorso anno. Il Comune ha versato per ogni chilo di immondizia 0,044 euro, circa 44 milioni di euro all’anno.

IMPIANTI NON A NORMA E INQUINAMENTO - Con il passare del tempo una normativa europea ha imposto la chiusura della discarica, ma Cerroni non s’è perso d’animo e ha costruito il gassificatore, messo successivamente sotto sequestro perché non a norma. Inoltre ad Albano Laziale ha ricevuto l’autorizzazione integrata ambientale per la costruzione di un altro gassificatore e pare abbia anche rilevato, dal locale Consorzio Gaia, l’inceneritore di Colleferro. Il dossier Eurispes evidenzia un danno ambientale, dovuto al «dramma da percolato che, penetrato nel suolo, è arrivato sino alla falda, inquinandola». Dito puntato anche sui «30mila metri cubi di biogas» prodotti dagli scarti della città. E sulla questione delle colline che, sotto il peso dei rifiuti, ogni anno si abbassano di un metro formando laghetti di acqua piovana.

FATTURE SOVRADIMENSIONATE - Già nel 2012 Manlio Cerroni era finito sotto inchiesta per associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, alla truffa e al traffico illecito di rifiuti. A suo tempo, un approfondimento condotto dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico aveva portato alla luce una truffa nello smaltimento della spazzatura nell’impianto di Albano Laziale. I rifiuti venivano portati nella discarica, pesati e poi fatturati con una maggiorazione sul prezzo. Grazie alla complicità di alcuni funzionari dell’assessorato regionale ai rifiuti, alla società di Cerroni venivano pagate fatture sovradimensionate rispetto alla spazzatura realmente smaltita.

BLOCCO DI MONTI ORTACCIO - Il Consorzio Colari aveva tentato di bloccare la discarica di Monti Ortaccio che doveva sostituire Malagrotta. L’11 marzo 2013 era spuntato un cartello proprio su quel terreno e Cerroni aveva fatto diffondere una nota:«Roma ha assoluta necessità della discarica di servizio dove smaltire sia i rifiuti che per loro natura non possono essere lavorati negli impianti, sia i residui di lavorazione degli impianti stessi».

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