Serie A Napoli, Insigne: Vinco con il Napoli

Gabriel13
00venerdì 17 gennaio 2014 13:27
Serie A Napoli, Insigne: Vinco con il Napoli
L'attaccante azzurro: «Era ora che segnassi non ne potevo più... Non mi sono mai scoraggiato, sentivo la fiducia di tutti»




di Antonio Giordano


CASTELVOLTURNO - Aria: per sfuggire a quel senso di claustrofobia, per spingersi al di là del buio, per lasciarsi abbagliare da un filo di luce e poi correre incontro alla felicità (perduta). Aria: per lasciarsi quel tunnel opprimente in un angolo della memoria e pensare che in realtà fosse soltanto un gioco o anche finzione. Aria: per poter riaprire le braccia all’universo e mostrare se stesso con fierezza, un po’ scugnizzo e un po’ birbante. Giocateci voi per duecentosessantasei giorni (ferie comprese) lasciandovi «solleticare» dal sospetto che qualcosa sia cambiato, rigirandovi i pollici per cercare un angolo di passaggio, un dribbling ubriacante, un gol rassicurante: e mentre il pallone rotola all’infinito, nel vuoto pneumatico di quei nove mesi, cattivi pensieri che s’affollano. Si scrive Insigne e poi si rilegge Lorenzo il Magnifico, il genietto allo stato puro cresciuto blandendo il talento, il “made in Naples” emerso dalla periferia d’un sogno: però, a un certo punto, ondeggiando nelle tenebre e divorato dall’astinenza (e un po’ anche dall’insofferenza altrui), pur senza piombare nell’ossessione, pur senza scomodare la psicosi, pur senza piombare nel “dramma”, il tormento s’è bruciato l’estasi del passato e ha scatenato l’insopportabile pesantezza dell’inquietitudine. Ma gli dei del calcio hanno occhi per vedere e una tempistica per intervenire: un gol al Verona (partendo dalla panchina) e uno all’Atalanta (approfittando d’un cadeau). Aria: la vita è adesso.

E’ girato il vento, Lorenzo Insigne...
«Ed era pure ora. Non ricordo più neanche quanti legni, tra pali e traverse, ho colpito: forse quattro o addirittura cinque; e pure l’altra sera contro l’Atalanta... Non mi andava bene prima, mi sta andando benino ora. Però io ci ho creduto sempre».

E un po’ si era immalinconito.
«Non sapevo come fare, pensavo che il destino avesse deciso di girarmi le spalle: palloni che uscivano fuori di poco, conclusioni che non andavano come volevo, errori sotto porta. Sai, ad un certo punto ti chiedi anche cosa stia succedendo».

Benitez l’ha tenuto su con belle parole.
«La sua calma è rassicurante, ha provveduto a tenermi su: io sono testardo, vero, e non mi sono mai fatto travolgere dall’ansia; però volevo segnare. Le parole di sabato scorso sono servite per spargere in me ulteriore tranquillità. E dette da un tecnico del suo spessore».

E a Verona poi c’è scappata l’esultanza con le orecchie spalancate...
«Non l’avrei mai fatto se durante il riscaldamento non m’avessero insultato ripetutamente».

La famiglia è sacra.
«E’ la mia vita. Lo è stato da bambino, lo è adesso che sono sposato e ho un figlio. Io non sono cambiato, ero vivace, sia chiaro, però legato ai genitori. Ed ora c’è Carmine che è un monello, proprio come lo ero io: però se sto un giorno fuori, ne avverto la mancanza».

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