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15/01/2014 12:32 | |
Renzi: se Letta si logora io non ho colpa
Il leader del Pd: facciamo la legge elettorale per dare una speranza agli italiani
Matteo Renzi incalza il governo Letta. Un’altra volta. E lo fa attraverso una lettera alla Stampa. «Il primo ministro - è l’affondo dalle colonne del quotidiano di Torino - è il capo del governo. Se si logora, si logora per le cose che fa o che non fa. Non per il tentativo di altri di realizzare finalmente riforme attese da vent’anni anni. Se facciamo la legge elettorale - prosegue Renzi - la facciamo per dare una speranza agli italiani, non per logorare Letta». Quindi l’attacco a muso duro: «Se Letta si logora è perché governa male non perché c’è un nuovo segretario del Pd». In polemica con Alfano, il sindaco di Firenze avverte poi che i democratici staranno al governo con il Nuovo Centrodestra «per far approvare ius soli e civil partnership».
IL RIENTRO DI LETTA DAL MESSICO - Intanto, si è conclusa la visita ufficiale di Letta in Messico. «La vostra capacità - ha detto il premier incontrando gli imprenditori italiani - e la vostra voglia di investire e guardare avanti rappresentano il meglio dello spirito del nostro Paese». E prosegue: «In Italia mi aspettano giorni nei quali l’entusiasmo che mi avete trasmesso sarà importantissimo, rientro ancora più convinto del lavoro da svolgere». Il rientro del premier è previsto nella tarda mattinata del 15 gennaio e, spiegano i suoi collaboratori, andrà subito a Palazzo Chigi.
ANCHE ALFANO SCALPITA - Ad accoglierlo, oltre alle bordate di Renzi, ci sono state anche le punture di prima mattina dell’alleato Alfano. Su un tema politicamente sensibile, quello del rimpasto. « Sul rimpasto - spiega Alfano dai microfoni di Radio Anch’io - c’e’ una grande ipocrisia: tutti lo vogliono nessuno lo dice. In realtà le spinte per il cambiamento di alcuni ministri ci sono. Letta dovrà assumersi il peso, l’onere e la fatica di trovare la composizione. Ma la principale delle questioni è all’interno del Pd, facciano chiarezza su tutto: si riuniscano e decidano una volta per tutte se riconoscono il presidente del Consiglio e se lo riconoscono lo aiutino. Se non lo riconoscono facciano una proposta alternativa al Paese». «Senza di noi, questo governo non va avanti» è la sentenza del vicepremier. Che poi chiosa minacciando addirittura la crisi: «Se il governo dovesse paralizzarsi o ci fosse l’arroganza di chi dice “vanno avanti solo le proposte del Pd” che cozzano con i nostri valori, noi non andiamo avanti».
corriere.it |
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