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Johannesburg , i grandi della Terra alla commemorazione di Nelson Mandela

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2013 19:40
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10/12/2013 19:40

Presenti un centinaio di capi di Stato. L’inno, la pioggia, poi: «Viva Madiba!». E lo stadio si infiamma. Obama: «Gigante della storia»

leader mondiali, dal presidente statunitense Barack Obama al leader cubano Raul Castro, si sono uniti oggi a migliaia di sudafricani per rendere omaggio a Nelson Mandela, scomparso giovedì scorso all’età di 95 anni, e alla sua capacità di costruire un ponte tra nemici superando le differenze politiche e razziali.

Le porte del Fnb Stadium di Johannesburg, nei pressi di Soweto, dove è in corso la grande commemorazione per Nelson Mandela, morto giovedì all’età di 95 anni, alla presenza di un centinaio di leader mondiali, tra cui il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente del Consiglio Enrico Letta, si sono aperte alle 5 di martedì mattina (le 6 ora locale).

PIOGGIA - Nonostante la pioggia battente, un’immensa folla ha lentamente riempito lo stadio (lo stesso in cui si tenne la finale dei Mondiali di calcio del 2010, nella quale Madiba fece la sua ultima apparizione in pubblico) che contiene quasi 100mila persone. In attesa del via ufficiale alla cerimonia e mentre arrivavano capi di Stato e di governo di tutto il mondo, i «fan» di Madiba hanno ballato e cantato per ore, in omaggio all’amato leader. Il vice-presidente dell’African National Congress, Cyril Ramaphosa, a cui è stato affidato il compito di guidare la cerimonia, si è anche scusato per la pioggia. «Non siamo stati in grado di fermarla», ha detto, «ma è quello che Mandela avrebbe voluto: nella tradizione africana, quando piove nel giorno della sepoltura è un buon segno perché significa che sarà accolto nel regno dei cieli».

LA CERIMONIA - La cerimonia è ufficialmente iniziata - con un’ora di ritardo, alle 11.59 ora locale - con l’inno nazionale del Sudafrica, «Nkosi sikelel’ iAfrika» («Dio benedica l’Africa»). Molti, tra i presenti, hanno ascoltato l’inno con il pugno alzato, simbolo della lotta contro la segregazione razziale. Una preghiera interreligiosa ha segnato i momenti iniziali. Poi lo stadio si è infiammato al grido di «Viva Madiba». La folla ha cantato in coro «ringraziamo il nostro leader», tra balli e ovazioni. Primo a prendere la parola, l’87enne Thanduzolo Mlangeni, che condivideva la cella con Mandela a Robben Island. «Mandela ha unito tutti i colori, tutte le fedi, con il rispetto reciproco e la gentilezza», ha detto nel suo discorso in memoria del primo presidente di colore del Sudafrica.

APPLAUSI E FISCHI - Mentre Mlangeni parlava, fischi e cori di «buu» accoglievano le immagini del presidente sudafricano Jacob Zuma, ogni volta che veniva inquadrato sul mega schermo alle sue spalle. Il presidente, a cui è stato affidato il compito di chiudere gli interventi degli invitati alla cerimonia, è stato fischiato anche al suo ingresso nello stadio e quando è stato presentato, all’inizio dell’evento. Applausi per i Clinton - Bill, Hillary e la figlia Chelsea - installati nella tribuna d’onore. Fischiato il leader palestinese, Abu Mazen, quando la speaker dello stadio ha citato il suo nome.
Dopo Mlangeni ha preso la parola il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che nel suo tributo a Mandela ha detto: «Il Sudafrica ha perso un eroe, un padre. Il mondo ha perso un caro amico e una guida». Rivolto ai grandi del mondo, il numero uno del Palazzo di vetro ha aggiunto: «È stato uno dei più grandi insegnanti, insegnava con l’esempio. Lui odiava l’odio, non le persone. Ha mostrato il grande potere del perdono, trattando le persone con il massimo rispetto. Questa è stata la sua lezione, che ha condiviso con tutta l’umanità».

IL DISCORSO DI OBAMA - L’attesa intanto cresceva, nello stadio, per il discorso di Barack Obama, accolto all’arrivo da applausi e grida di entusiasmo. Quando finalmente il presidente degli Stati Uniti ha preso la parola, definendo Mandela «un gigante della storia» e «l’ultimo grande liberatore del Ventesimo secolo», le sue parole sono state salutate con un boato. Obama ha ringraziato il popolo sudafricano «per avere condiviso con noi Nelson Mandela. La vostra lotta è la nostra lotta»: «È un onore essere qui con voi - ha detto - per celebrare una vita come nessun’altra». Ha parlato dell’influenza di Mandela sul Sudafrica e sulla sua stessa vita e ha invitato a considerare l’ex presidente «non un’icona», ma «un uomo in carne ed ossa», che ammetteva le sue imperfezioni. Ed è per questo che «lo amavamo così tanto», ha proseguito nel suo addio al padre della lotta all’apartheid.

«GIGANTE DELLA STORIA» - In uno dei passaggi del suo discorso, Barack Obama ha paragonato Mandela a Lincoln: «Quando uscì dal carcere si comportò come lui e tenne insieme il suo paese che rischiava di spaccarsi». Lo ha anche paragonato ai «padri fondatori dell’America» e a Martin Luther King per la sua lotta contro l’ingiustizia razziale. Nel suo discorso, che ha toccato gli animi della platea, il presidente americano ha definito Mandela «un gigante della giustizia», ma - di fronte a una platea che comprendeva il vicepresidente cinese Li Yuanchao, il presidente cubano Castro e dello Zimbabwe Mugabe - ha anche detto che troppi leader mondiali hanno espresso solidarietà con la sua lotta per la libertà «senza tollerare il dissenso dei loro stessi popoli».

STRETTA DI MANO - Obama ha anche stretto la mano a Raul Castro, un gesto - prontamente immortalato dai cameramen del mondo intero - storico tra i leader di due paesi avversari da oltre mezzo secolo che si sono ritrovati entrambi come oratori nel Soccer City stadium di Johannesburg, lo stadio di Soweto, cittadina teatro della lotta contro l’apartheid e dove 23 anni fa Mandela - appena liberato dalla lunga prigionia - parlò acclamato dai suoi sostenitori che vedevano in lui la speranza per un nuovo Sudafrica. Lì il leader apparve anche per l’ultima volta in pubblico alla finale dei Campionati mondiali di calcio nel 2010.

«SANGUE AFRICANO» - Concluso il discorso del presidente Usa Barack Obama lo stadio di Johannesburg ha iniziato lentamente a svuotarsi, nonostante la cerimonia fosse ancora in corso. Il presidente di Cuba, Raul Castro, ha sostenuto che «la vita di Mandela insegna che solo il dialogo e gli sforzi concertati permettono all’umanità di affrontare le sfide». «Cuba è nata nella lotta contro la schiavitù e per l’uguaglianza e porta nelle vene sangue africano, ha combattuto contro la schiavitù e costruito insieme con le nazioni africane».

ZUMA FISCHIATO - Ancora fischi, poi, per il presidente Zuma. Gli organizzatori hanno fatto partire un coro per coprire la reazione del pubblico. «Ha gettato le basi per costruire il Sudafrica dei nostri sogni», ha detto il presidente. «La sua morte ha causato un’ondata di dolore senza precedenti in tutto il mondo. Ora il Sudafrica e l’Africa sono più forti», ha aggiunto.

I LEADER - Circa 100 i leader stranieri presenti alla commemorazione. Nelle tribune hanno preso posto le decine di capi di Stato e personalità che hanno voluto dare l’addio personalmente al primo presidente nero del Sudafrica. Tra le 80mila persone presenti, tante personalità: da Ban Ki-moon e Kofi Annan, al primo ministro canadese Stephen Harper, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso; Gianni Pittella, vice presidente vicario del Parlamento europeo, il presidente francese, François Hollande; il primo ministro del Regno Unito David Cameron, i governanti di Danimarca, Norvegia, Svezia, Olanda, Belgio. Assente il Dalai Lama.

91 I LEADER - Nella lista ufficiale dei 91 capi di Stato o di governo, pubblicata dal governo sudafricano, figurano anche il presidente afghano Hamid Karzai, quello palestinese Abu Mazen e quello del Venezuela Nicola Maduro. E ancora: il ministro degli Esteri dell’Iran Mohammad Javad Zarif; e il vice primo ministro dell’Arabia Saudita Muqrin bin Abdulaziz Al Saud.

LETTA A SOWETO - Allo stadio di Soweto c’è anche il premier italiano, Enrico Letta, che martedì mattina ha twittato: «Sud Africa, per il tributo a Nelson Mandela. Un dovere per l’Italia esserci e dire grazie a Madiba». «Era un dovere morale essere presente», ha poi detto il presidente del Consiglio, aggiungendo che l’Italia rimarrà accanto al Sudafrica «nel suo sforzo per l’eguaglianza». E ha ricordato Mandela definendolo « un uomo che ha lottato e unito, un grande esempio per la nostra politica e quella europea».
La presidente della Camera, Laura Boldrini, informa nei 140 caratteri di Twitter: «Sotto una pioggia incessante, verso Soweto, per l’ultimo saluto a Madiba, mentre le radio trasmettono i suoi discorsi di libertà».

FUNERALI - Fuori dallo stadio la cerimonia vine trasmessa in diretta su maxischermi e tv tutto il Paese che il premio Nobel per la Pace 1993 liberò dal giogo dell’ apartheid, dopo più di un quarto di secolo in prigione. Mercoledì la salma di Tata - il «grande vecchio» come viene affettuosamente chiamato in Sudafrica - verrà esposta per tre giorni a Pretoria. I funerali solenni si svolgeranno il 15 dicembre a Qunu, il suo villaggio, nella provincia di East Cape.

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